Chiara Finocchiaro

In breve

I parlanti normalmente conoscono le parole che usano nelle loro interazioni verbali. E praticamente in ogni interazione verbale sono presenti parole che è possibile etichettare come “nomi” o come “verbi”. Non è un caso che l’elaborazione delle categorie grammaticali sia uno degli argomenti centrali nelle ricerche sul linguaggio. Tuttavia, se è vero che i parlanti conoscono generalmente le parole che usano, non è altrettanto intuitivo stabilire in cosa consista questa conoscenza.

Cosa significa conoscere un verbo? Che genere di conoscenze sono associate a una determinata categoria grammaticale? E come queste conoscenze diventano disponibili nel corso dell’uso del linguaggio?  Teorie linguistiche e modelli psicologici del linguaggio sono usati per fare ipotesi sugli aspetti funzionali dell’elaborazione delle categorie grammaticali. Tali ipotesi sono testate attraverso studi comportamentali su soggetti sani e pazienti neurologici. Sono inoltre usate tecniche di risonanza funzionale, Stimolazione Magnetica Transcranica, EEG e altre misure fisiologiche per esplorare I possibili correlate neurali delle categorie grammaticali. 

Linee di ricerca

Ruoli tematici e diatesi passiva

La comprensione di “chi fa cosa a chi” è essenziale per la comprensione di qualsiasi frase ed è correlata al ruolo che ciascun partecipante assume in una certa frase. L’interpretazione dei ruoli tematici dipende sistematicamente dalla diatesi del verbo. Ossia, quando il verbo si presenta nella diatesi attiva, il primo argomento è normalmente l’agente. Tuttavia, quando la stessa frase si presenta nella corrispondente versione passiva, il primo argomento è normalmente il tema.

Il progetto di ricerca in corso copre svariate domande che vanno dai correlati neurali dell’assegnazione dei ruoli tematici alla relazione tra diatesi passiva, ruoli tematici e carico di working memory. Sono già stati condotti esperimenti comportamentali su partecipanti sani e afasici ed esperimenti TMS. Altri esperimenti saranno pianificati a breve. 

 Omonimi Nome-Verbo e il continuum Nome-Verbo

Nonostante i libri di grammatica classifichino una parola come nome o verbo, essere un nome/verbo non sembra essere una questione del tutto o nulla. Ossia, una parola può essere “più nome” o “più verbo” sulla base di ragioni sia semantiche sia sintattiche. Lo scopo del progetto di ricerca corrente è di esplorare il segmento tra i due poli estremi del continuum verificando, con tecniche comportamentali, se questo continuum abbia rilevanza cognitiva. E’ inoltre in corso la preparazione di uno studio MEG.
 

Organizzazione del paradigma verbale

Le forme verbali sono organizzate in paradigmi. Ci sono ragioni per pensare che, a causa di fattori di natura molto diversa come la frequenza di occorrenza e la rilevanza nella predizione di altre forme del paradigma, non tutte le forme abbiano la stessa salienza. Nel progetto corrente si esplora, usando misure comportamentali, come differenti fattori possano contribuire a un ruolo possibilmente privilegiato di alcune forme verbali nell’accesso lessicale.

Al momento, il progetto si focalizza su due lingue – italiano e bulgaro – che presentano sistemi verbale con caratteristiche diverse.

Collaborazioni interne

Gabriele Miceli, Full Professor
Francesca Postiglione, ex post-doc

Collaborazioni esterne

Pier Marco Bertinetto, Scuola Normale Superiore di Pisa
Luigi Cattaneo, University of Verona
Giuseppe Giglia, University of Palermo
Stela Manova, University of Wien
Eduardo Navarrete, University of Padova
Andrew Nevins, University College of London

Pubblicazioni selezionate

  • Benetello, A., Finocchiaro, C., Capasso, R., Capitani, E., Laiacona, M., Magon, S., Miceli, G.(2016). The dissociability of lexical retrieval and morphosyntactic processes for nouns and verbs: A functional and anatomoclinical study. Brain and Language, 159, 11-22. 
  • Finocchiaro, C., Capasso, R., Cattaneo, L., Zuanazzi, A., Miceli, G. (2015). Thematic role assignment in the posterior parietal cortex: a TMS study". Neuropsychologia, 77, 223-232. 
  • Finocchiaro, C., Navarrete, E. (2013). About the locus of the distractor frequency effect: evidence from the production of clitic pronouns. Journal of Cognitive Psychology, 25, 861-872.
  • Finocchiaro, C. (2013). Facilitation effects of gender-congruency in the production of Italian clitic pronouns. Journal of Cognitive Psychology, 25, 24-29. 
  • Finocchiaro, C., Alario, F.-X., Schiller, N.O., Costa, A., Miozzo, M., Caramazza, A. (2011). Gender congruency goes Europe: a cross-linguistic study of the gender congruency effect in several Romance and Germanic languages. Rivista di Linguistica, 23, 161-198.
  • Finocchiaro, C., Basso, G., Giovenzana, A., Caramazza, A. (2010). Morphological complexity reveals verb-specific prefrontal engagement. Journal of Neuroliguistics, 23, 553-563. 
  • Finocchiaro, C., Fierro, B., Brighina, F., Giglia, G., Francolini, M., Caramazza, A. (2008). When nominal features are marked on verbs: a transcranial magnetic stimulation study. Brain and Language, 104, 113-121.
  • Finocchiaro, C., Maimone, M., Brighina, F., Piccoli, T., Giglia, G., Fierro, B. (2006). A case study of primary progressive aphasia: improvement on verbs after rTMS treatment. Neurocase, 12,   317-321.
  • Finocchiaro, C., Caramazza, A. (2006). The production of pronominal clitics: implications for theories of lexical access. Language and Cognitive Processes, 21, 141-180.
  • Oliveri, M., Finocchiaro, C., Shapiro, K., Gangitano, M., Caramazza, A., Pascual-Leone, A. (2004). All talk and no action: a TMS study of motor cortex activation during action word production. Journal of Cognitive Neuroscience, 16, 374-381.